martedì 25 novembre 2008

Posti a rischio nelle cessioni d'aziende

Riporto integralmente l'articolo "Posti a rischio nelle cessioni d'aziende" pubblicato su l'Avvenire del 24/11/08:

"Posto di lavoro a rischio per i dipendenti coinvolti nella cessione di aziende in cri­si. Un emendamento approvato ieri dal Senato annulla infatti le garanzie di conserva­zione dell'impiego finora previste dalla legge. L'allarme è stato lanciato ieri dal Pd, secondo cui la norma che punta a facilitare l'operazione di cessione di Alitalia alla Cai forse non rag­giungerà l'obiettivo perché Alitalia passerà di mano prima dell'approvazione definitiva. La modifica riguarda il decreto infrastrutture, che si occupa tra l'altro di imprese in amministra­zione straordinaria. Con un emendamento al­l'articolo 3 si stabilisce che «le operazione effet­tuate in attuazione dell'articolo 27 non costi­tuiscono comunque trasferimento di azienda, di ramo e di parti di azienda ai sensi dell'art 2112 del Codice civile». Una norma che secondo un gruppo di senatori pd (tra cui Ichino, Treu, Pas­soni e Nerozzi) rappresenta un «pasticcio» che «sarà sicuramente condannato dalla Corte di Giustizia Ue» ma che intanto avrà «pesanti con­seguenze per i lavoratori». In pratica i dipen­denti di un'azienda in crisi (o di una parte) ce­duta a un nuovo azionista non avranno più il di­ritto a mantenere il posto. Il proprietario su­bentrante potrà riassumerli ma senza alcun ob­bligo.

Nel caso Alitalia i lavoratori finiranno in cassa in­tegrazione prima di essere (in parte) riassunti dalla Cai. «Ma la maggioranza ha paura che la Ue giudichi la discontinuità insufficiente e boc­ci l'operazione– accusa il senatore Passoni –. Co­sì hanno varato una legge per poter dire che non si tratta di cessione di azienda. A meno che con il pretesto di Alitalia non si punti a destruttura­re le garanzie di tutti i lavoratori proprio quan­do con la crisi ci saranno ristrutturazioni gigan­tesche ». Il relatore del provvedimento Angelo Maria Cicolani replica spiegando che c'era l'«e­sigenza di uniformarsi ad una direttiva europea che richiede la discontinuità nei passaggi di as­sunzione dei lavoratori. Se non lo si facesse, il nesso di continuità tra Alitalia e Cai sarebbe con­siderato dalla Ue come un altro aiuto di Stato» . (N.P.)"

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